Pensilina #2: Trova le differenze
Ho chiesto al conducente quale fosse la prossima fermata, ma mi ha risposto un passeggero
E dopo una suspense che nemmeno fosse un film di Christopher Nolan (anche se probabilmente il grado di incomprensibilità è più o meno lo stesso), è giunto il momento di scoprire le carte lasciate in sospeso nella Pensilina #1:
1 - L’Inghilterra è stata la prima destinazione del mio viaggio - e complimenti a chi l’aveva indovinato
2 - “Workaway” è stato il sito web, o meglio la modalità di viaggio, che mi ha permesso di intitolarla “-200€” potendo fermamente affermare di non aver dimenticato (almeno) uno 0 visto il costo della vita nella terra della perfida Albione - soprattutto di questi tempi. Questo è un servizio grazie a cui, in cambio di aiuto di vario genere per un numero limitato di ore settimanali, si può ottenere ospitalità presso una famiglia del luogo che si sta visitando, con il vantaggio aggiuntivo - almeno dal mio punto di vista - di vivere più dall’interno e meno da turisti la cultura “autoctona”.
Ed è stato proprio Workaway, in un certo senso, a rendere l’ingresso in Inghilterra più difficoltoso del previsto. A seguito della Brexit, ho potuto infatti sperimentare per la prima volta il controllo elettronico dei passaporti con telecamera a riconoscimento facciale previsto per l’ingresso nel paese, con una vaga sensazione “Black Mirroriana” nello stomaco avvicinandomi ad uno dei vari macchinari e la viva speranza che la mappatura dei miei brufoli facciali corrispondesse a quella del giorno in cui scattai la fototessera del passaporto affinché l’algoritmo potesse accertarsi che fossi proprio io e non un qualche agente russo sotto copertura. Uno di questi macchinari, però, non sembrava funzionare correttamente, tanto che tutti i “fortunati” di quella fila, non venendo riconosciuti, ricevevano in “premio” una gita presso gli agenti di sicurezza di turno con tanto di interrogatorio anche sul numero di unghie che uno avesse intenzione di tagliarsi durante il soggiorno nel paese - cose da far rivalutare decisamente la diffidenza verso l’algoritmo. Tra questi fortunatissimi eletti c’era Giada, la mia ragazza, con cui ho intrapreso questo viaggio, che è stata fermata al confine dal burocrate di turno, il quale, non conoscendo il servizio Workaway, voleva persino rispedirla a casa in quanto riteneva dovesse essere provvista di Visto lavorativo. Il fatto che io, tornato sul posto per provare a convincere l’agente che non fossimo lavoratori clandestini, nonostante stessi viaggiando con la medesima modalità, fossi ormai il benvenuto in Inghilterra solo per esser stato più fortunato con l’algoritmo non sembrava creare nessuna contraddizione logica nella fredda espressione dell’agente, che voleva rispedire a casa soltanto Giada e non me.
Da Italiano, conosco fin troppo bene le dinamiche della burocrazia e dello scontrarsi contro la mera esecuzione di ordini senza incentivo alla coerenza logica e all’empatia
Ma a parte questo piccolo inconveniente, viaggiare con Workaway è stato un modo decisamente positivo per immergerci nella realtà inglese e anzi ha superato positivamente le mie iniziali aspettative.
Un esempio è stato il soggiorno presso una famiglia che necessitava di aiuto nel prendersi cura della figlia piccola mentre la madre svolgeva il suo lavoro part-time in modalità full remote e nella manutenzione del giardino e di un gigantesco orto di loro proprietà. In cambio, oltre all’impeccabile ospitalità, abbiamo ricevuto decine di momenti di scambio culturale, convivialità e gentilezza e diverso tempo libero sia per esplorare gli splendidi paesaggi del Dorset e della Jurassic Coast che per dedicarci ad attività come quelle di studio e crescita personale che mi ero prefissato.
Voglio però riportare un particolare gesto, significativo della tipologia di relazioni che si possono creare viaggiando in questo modo anche in un tempo relativamente breve: sapendo che nè io nè Giada eravamo mai stati a Londra e possedendo la famiglia in questione una casa che utilizzavano soltanto qualche giorno a settimana in una zona piuttosto centrale della città del Grande Ben, ci hanno consegnato senza esitazioni le chiavi d’accesso di quest’ultima con la possibilità di usufruirne per ben 4 notti senza chiedere nulla in cambio! Tutto ciò, considerando che potevamo benissimo essere considerati sostanzialmente dei semi-sconosciuti ai loro occhi, mi ha trasmesso una sensazione di fiducia e di genuina empatia e cura verso il prossimo che non nego fosse uno degli obiettivi più spontanei che ricercavo nel mio viaggio.
Fiducia ed empatia, appunto. Confrontando il calore umano che ho sentito in questa e altre circostanze con la freddezza e le spiacevoli sensazioni provate in aeroporto, non ho potuto fare a meno di riflettere sulla sorprendente differenza in questi aspetti tra relazioni spontaneamente volontarie e quelle filtrate da ordini eseguiti senza pensare tipiche di certi ambienti. Curiosamente, mi sorge spontaneo il parallelo con una delle molle che mi hanno fatto decidere di “lasciare tutto e partire”, ossia l’enorme differenza che provo tra l’impostare il mio percorso ascoltando la spontaneità dei miei valori e aspirazioni e il seguire invece un percorso prestabilito attivando la modalità “pilota automatico”.
Se vuoi condividere riflessioni od esperienze, chiedermi qualche curiosità in più su Workaway o su altro, non esitare a rispondere a questa mail o a commentare questo post! Sarò ben felice di rispondere come posso :)
Per una magistrale riflessione sulle possibili motivazioni di queste dinamiche, consiglio la lettura di “Burocrazia” del sommo economista di scuola austriaca Ludwig von Mises
Bravissimo Manuel, è questo lo spirito!!! 💪🤩🤙 Buon proseguimento, tieni traccia più spesso, avrai tutto il supporto che vi meritate 😘 a presto!!!
Sì, continuate a vivere con fiducia. E' tutto molto più semplice (che ha un significato diverso da "facile) di quello che qualcuno vuole farci credere.
Bravi entrambi, tu e Giada!