Pensilina #1: -200€
I sedili di questo treno sono veramente comodi... ma la direzione sarà quella giusta?
Come tutte le storie che si rispettino, anche quella che vado a raccontare inizia in “medias res”, ossia nel mezzo della vicenda.
Sono solito tenere un bilancio economico personale, che banalmente si riduce mensilmente in un confronto tra ricavi (fino a metà aprile, il mio era un classico ricavo da lavoratore dipendente) e costi.
Dopo esattamente 2 mesi dalla mia partenza datata 28 aprile 2022 - in medias res, appunto - i ricavi, prevedibilmente, ammontano a ben 0€ - e non prevedo aumenteranno. I costi, invece, sono stati di circa 200€ al mese, comprensivi di voli e altri mezzi di trasporto. Tralasciando per un momento - o meglio, fino a una futura “Pensilina” ;) - come sia possibile che stia spendendo decisamente meno di quanto spendessi in Italia pur essendo partito per un paese con un costo della vita persino maggiore (piccolo spoiler/indovinello su dove mi trovi per i più curiosi: la temperatura, già di per sé inferiore alla nostra, raggiunge in certi casi picchi negativi grazie al celebre umorismo autoctono…), col senno di poi mi accorgo quindi che l’annosa decisione sul partire o meno si traduceva in:
«Quanti “-200€” sono disposto ad accettare per inseguire il mio sogno?»
Prevedo che i miei costi aumenteranno, ma il concetto - oltre che presumibilmente l’ordine di grandezza - è lo stesso e ciò non può che farmi riflettere. Quanto pensiamo valga la nostra felicità? Non è che forse il “costo” più grande che non riusciamo ad assorbire è quella zavorra chiamata “comfort zone” a cui così spesso mi sono io stesso aggrappato nel corso della vita?
Lasciatemi inoltre aggiungere che, anche per un discorso di costi opportunità, la riflessione forse più importante è su quello 0€ nella casella dei ricavi che parrebbe pendere sulla mia testa come una spada di Damocle: perché quello economico non può che essere un mezzo e non il fine della nostra vita, per la definizione stessa di moneta, ossia mezzo di scambio per ottenere qualcos’altro.
In questo senso la mia considerazione è duplice: da una parte, proprio perché il ritorno economico è un mezzo, potrebbe avere senso per qualcuno raccogliere nel presente i benefici di un risparmio passato (d’altronde, chi vorrebbe mai essere “il più ricco del cimitero”?). In secondo luogo e ancora più importante, credo fortemente che il ricavo economico sia la conseguenza del valore che portiamo ad altre persone e sono convinto che un viaggio di un certo tipo non possa che accrescere il nostro valore personale e con esso quello che possiamo trasmettere agli altri, con un conseguente aumento dei “ricavi” - materiali e immateriali - futuri che potrebbero più che compensare ciò a cui rinunciamo nel presente - a maggior ragione, mi verrebbe da dire, nel momento in cui gli stipendi di noi persone comuni continuano a perdere potere d’acquisto ogni giorno che passa.
Ciò non significa, ovviamente, che tutti dovrebbero abbandonare tutto e partire, ma che forse gli ostacoli che si pongono tra noi e i nostri obiettivi sono spesso ingigantiti da noi stessi, dalla nostra tendenza a preferire lo status quo e a non perdere ciò che già abbiamo, anche quando non ci soddisfa.
E tu, caro lettore, quanti “-200€” sei disposto a segnare sul tuo bilancio?
Se hai qualche riflessione, argomento di cui sei curioso e che vorresti approfondire (o vuoi più semplicemente provare ad indovinare dove mi trovi in questo momento), sarei ben felice di ricevere una tua mail :)
A presto!
Manuel
Bravo Manuel!
Comprendo intimamente ciò che scrivi e lo condivido, avendo fatto io stessa tante scelte analoghe.
Ho qualche decennio più di te e continuo ad avere la luce negli occhi.
Sii benedetto in questa tua straordinaria esperienza.
Bel racconto, se io riuscissi a scrivere bene come te non starei perdendo delle giornate intere per aggiornare il mio profilo di linkedin :)
Per provare ad indovinare dove vi trovate: siccome non penso abbiate dormito sulle pensiline, direi che siete in qualche paese del sudamerica