Excursus #1: Andare a scuola serve davvero?
Breve storia di un auto-sabotaggio (dato che a scuola ci sono andato)
Ciao! Come stai? Spero che le vacanze siano andate bene. Per me agosto è stato un periodo… beh di viaggio ovviamente, ma sicuramente non di quelli rilassanti (ne parlerò presto, quindi nessuno spoiler, ma mi serve una vacanza dalla vacanza).
Di recente ho prenotato un volo di sola andata per il Messico - e senza che questo fatto sia riconducibile ad una qualche gravidanza indesiderata. Non vedo l’ora di ripartire, ma nel frattempo mi godo un mesetto di pausa in Italia (a tal proposito, nel caso passassi in zona Bergamo e volessi fare due chiacchiere non esitare a contattarmi!).
Spero mi scuserai se questa specifica riflessione non è strettamente legata ad un episodio del mio viaggio - o meglio lo è ma ho deciso di rimandarne il racconto alla Pensilina successiva per questioni di brevità - e per questo ho deciso di non farlo rientrare nelle Pensiline ma tra gli “Excursus”
Da buon bastian-contrario nato, sono solito mettere in dubbio anche quelle questioni che sembrano ormai assodate e date per certe da chiunque, come appunto da titolo l’educazione scolastica di massa - seppure a pensarci bene sia una “innovazione” relativamente recente se vista in confronto con l’interezza della storia umana.
Sia prima che durante il mio viaggio, inoltre, mi è capitato di ascoltare - o meglio ancora vedere con i miei occhi - testimonianze di successo riguardo l’homeschooling, ossia la cosiddetta “scuola parentale”, che hanno stimolato ulteriormente le mie riflessioni.
Propongo di provare ad elencare gli obiettivi principali che l’istruzione scolastica tradizionale dovrebbe raggiungere dal punto di vista del fruitore, ossia l’allievo, e chiederci se il modo tramite cui questa provi a raggiungerli sia più o meno ottimale:
Imparare abilità o nozioni utili: a scuola buona parte dell’apprendimento avviene tramite l’ascolto passivo di un insegnante. Questo è dimostrato non essere il modo più efficiente con cui l’essere umano impara
Valorizzare il potenziale e le attitudini individuali: a scuola si viene divisi senza un particolare criterio - se non quello anagrafico - in classi aventi un curriculum più o meno standard che non cambia a seconda degli interessi e delle propensioni individuali; all’interno della classe il ritmo di insegnamento è lo stesso per tutti (e di solito si adegua al più “lento”) e la composizione delle classi stesse è generalmente costante
Socializzare, ossia preparare al vivere in società: a scuola si passano mediamente 4 o 5 ore ad ascoltare l’insindacabile dettame di un adulto e il poco tempo di ricreazione ad interagire attivamente con altre persone. Questo poco tempo di socializzazione è poi quasi sempre limitato, per la divisione di cui sopra, ai coetanei con cui si è capitati in classe
Sviluppare un pensiero critico: a scuola si viene valutati a seconda di quanto si è bravi a ricordare e ripetere i dettami di un’autorità personificata nell’insegnante. Questionare tali dettami è raramente ben accolto e anzi di solito penalizzante per la carriera scolastica
Imparare ad essere disciplinati: per quanto detto al punto sopra, almeno su questo aspetto non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che la scuola sia efficacie, giusto? E infatti nella nostra società è molto raro che qualcuno sviluppi abitudini deleterie come fumare, abusare di alcool o altre sostanze, fare una vita sedentaria, mangiare schifezze e quant’altro… giusto?
La mia idea è che la scuola insegni nel modo sbagliato ad essere disciplinati, incentivando ad esserlo principalmente quando ci viene imposto da qualcuno di più alto “grado”, e non perché consciamente ne comprendiamo i vantaggi
Preparare al mondo del lavoro: per fare ciò bisognerebbe… beh, fare pratica nel mondo reale. La scuola, oltre alle interminabili ore di lezione, pretende dallo studente anche molto lavoro individuale da fare a casa - il che la dice lunga sulla sua efficienza in termini di tempo - cosa che diminuisce la probabilità di intraprendere altre attività
Con ciò non voglio affermare che andare a scuola non insegni nulla, ma ho il serio sospetto che il sistema scolastico così strutturato sia un modo molto inefficiente tramite cui preparare bambini e ragazzi al “mondo dei grandi”. Non è forse un caso che, sia durante che al termine del mio percorso, io mi sia sentito più vicino all’essere un soldatino in grado di eseguire ordini piuttosto che un individuo in grado di valutare coscientemente come dare valore alla società.
Siccome sono un amante del dibattito argomentato e civile, avrei piacere di leggere cosa ne pensi, se anche tu come me ti sei guardato indietro e hai realizzato alcune delle storture presenti in questo sistema o al contrario se non concordi su alcune parti del ragionamento - o su tutto quanto. :)
Che fico! Ottimo spunto di riflessione, per quanto molte persone sentano questa inadeguatezza latente del sistema scolastico, rimetterlo direttamente in discussione apre nuove vie di pensiero 😄
Questa riflessione mi è piaciuta tanto e non posso che condividerla. Voglio riportarti qua in che modo.
Ho passato l'infanzia e l'adolescenza a cercare di adeguarmi, asserendo a ciò che veniva chiesto da insegnanti, genitori, catechisti... tutto perché volevo sentirmi dire brava e avere una conferma che anche io meritavo un posto nel mondo. Del resto, quale bambino e adolescente non lo vuole o non ne ha bisogno? Certamente questo modo di fare è stato controproducente in quanto non solo mi ha resa irrequieta (tuttora che sono a metà tra i 30 e i 40 anni), ma non ha fatto altro che sgretolare la mia autostima, già poco sviluppata. Non aiutava che fossi una bambina quieta, riflessiva e osservatrice, un modo di essere spesso criticato dagli insegnanti. Sono poi diventata un'adolescente meno quieta, ribelle ma comunque riflessiva e osservatrice, modo di essere ancora più criticato dagli insegnanti. In questo sistema educativo così ingessato, inserito in una società spesso bigotta e inflessibile, ho quindi ricercato piccole fughe dalla realtà perchè mi sentivo sempre più imprigionata. Ho avuto la fortuna di trovare amici con il quale potevo condividere quello che chiamavo scherzosamente, "il disagio", senza sentirmi giudicata. Inoltre, ho cercato altre prospettive attraverso la lettureratura. Ho più tardi capito che in questa società, governata dalla superficialità e l'ingordigia, se non si urla non ci si fa sentire e spesso nemmeno rispettare. Ma ciò non basta, perchè se non si urla quello che la maggioranza vuole sentirsi dire, si viene spesso isolati.
Finita la laurea, ne avevo le palle così piene che me ne sono andata all'estero per cercare una prospettiva diversa... é così che 3 settimane in Inghilterra sono diventate 10 anni, nei quali ho capito e chiarito dentro di me, ciò che ho vissuto in gioventù e ciò che dentro e fuori di me, non andava così tanto bene. Sono tornata in Italia da poco più di un anno ed è una gran fatica perchè non è solo il sistema educativo ad essere rigido, ma la società in generale; la mentalità che ci è stata insegnata ha prosciugato la creatività e il pensiero laterale, diffondendo a macchia d'olio, in ogni ambito della vita, una rigidità che rinchiude la maggioranza delle persone in una scatola, rendendole infelici. L'essere umano ha bisogno di esprimersi, come possiamo sopprimere un bisogno che sta sulla punta della piramide di Maslow? Piccole fughe dalla realtà si possono fare, ma non è salutare nè sostenibile e dentro alle persone che conosco vedo tanto desiderio di cambiare questo sistema, ma anche tanta paura di farlo.
Certamente, se il sistema educativo rimane tale, in futuro vedremo sempre più persone dissociate dalla realtà, intrappolate e incapaci di reagire. Non so se l'home-schooling sia la soluzione e probabilmente lo è, ma per pochi. Penso che serva una shakerata e tanta condivisione perchè ho l'impressione che se ci parlassimo di più troveremmo che non siamo soli.. e che la soluzione al cambiamento ce l'abbiamo davanti agli occhi, ma dobbiamo supportarci a vicenda e unire le nostre forze perchè funzioni. Se no siamo da capo...